“Io (come un) albero” rappresenta l’immagine concettuale della mia vita, del mio percorso fin qui, del punto di vista che ti propongo. Il mio lavoro non è quello di curare qualsivoglia stato patologico, ma di proporre stili di vita sani in armonia con la natura fuori e dentro l’Uomo e l’individuo. L’idea che mi sono fatta finora circa la via che conduce al benessere è quella della ricerca costante di equilibrio. Un concetto questo che appartiene alla natura e che, nel vasto patrimonio di culture incrociate nel mio girovagare nello spazio e nel tempo, trova una squisita sintesi nella visione tipica di antichissime medicine tradizionali come quella cinese o ayurvedica, secondo cui l’Uomo è concepito come un’unità inscindibile di corpo-mente-spirito, ma anche ambiente e società. Essere un antropologo, infatti, al di là dei titoli accademici, significa essere un osservatore dell’Uomo. E quale punto di vista migliore di quello di un albero, appunto, per svolgere questo compito? Ma non appena si osservi la specie umana da una tale privilegiata angolazione, si nota che l’uomo è caratterizzato dalle domande che pone a sé stesso e che, per quanto differenti e numerose, sembrano ricondurre inevitabilmente ad un quesito di fondo che mi piace concettualizzare così: Io che “Albero” sono?

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